Barocchi

Nel 1600, in seguito all’evoluzione dei generi e delle forme musicali, anche la famiglia degli strumenti a fiato si trasforma: le tipologie di flauti si riducono e si privilegiano quegli strumenti che meglio rispondono al nuovo gusto musicale, segnato ormai dal basso continuo, e alle sue esigenze espressive dai timbri morbidi, tendenti allo scuro.

È a partire da questi strumenti che, nella seconda metà del secolo, si arriva al flauto barocco; gran parte delle tecniche costruttive utilizzate sono diretta eredità del Rinascimento, al nuovo strumento si arriva modificando progressivamente le funzioni dei diversi elementi strutturali.

Questa tipologia di traversiere deriva dal tenore rinascimentale, del quale conserva la tonalità in cui è tagliato: re3; è suddiviso generalmente tre o quattro parti: testata, corpo e piede. I primi flauti barocchi (ad esempio quello di Hotteterre) possedevano un corpo centrale costituito da un unico pezzo, in seguito si avrà la divisione in due parti, questa soluzione consentirà la variazione del diapason tramite la sostituzione del giunto della mano sinistra con altri giunti di diversa dimensione. Peculiare è il profilo interno della cameratura: cilindrica nella testata dello strumento e fortemente conica nel corpo, con dimensione decrescente in direzione del piede, dove o torna cilindrica o la conicità si inverte. I fori per la diteggiatura diventano sette: viene infatti aggiunto quello per il Re diesi /Mi bemolle, che funziona tramite l’utilizzo di una chiave chiusa, motivo per cui lo strumento è chiamato anche ‘flauto ad una chiave’. Lo strumento giunge, con le posizioni a forchetta, alla completa cromaticità e possiede un’estensione che supera le due ottave, arrivando a toccare il Sol5 e in alcuni casi il La5.

Infine il profilo esterno si presenta molto più elaborato rispetto ai modelli rinascimentali, secondo il gusto dell’epoca; durante il 1700, tuttavia, le forme tornano ad essere più sobrie e lineari.

Durante il periodo in cui venne utilizzato, il flauto barocco continua ad evolversi attraverso minime variazioni strutturali; nella seconda metà del 1700, ultimo periodo di sviluppo dello strumento, verranno aggiunte altre chiavi supplementari: si apre la strada alla meccanizzazione e allo sviluppo del flauto classico.

 

Opere consultate: G. Lazzari, Il flauto traverso, storia, tecnica, acustica, EDT, Torino, 2003.

 

 

Modelli realizzati:

Contatti:

info.passionflute@gmail.com

tel.: +39 3475709471