Medievali

Nella storia degli strumenti non è raro assistere ad abbandoni e recuperi nel loro utilizzo dovuti alle più varie motivazioni: il flauto traverso, già noto alle popolazioni dell’area mediterranea dell’evo antico, conobbe un periodo di oblio, se non di vera e propria estinzione, corrispondente all’Alto Medioevo, per poi ricomparire in Europa nel XII secolo reintrodotto da aree limitrofe.

 

Relativamente al flauto medievale le fonti di cui si dispone sono citazioni di tipo letterario e figurativo la cui interpretazione porta alla formulazione di ipotesi più che di certezze: gli esecutori potrebbero essersi curati più dell’allegoria della scena che della rappresentazione del vero o verosimile. Occorre quindi una certa cautela e diffidenza critica quando si cerca di risalire dall’immagine (che almeno idealmente fornisce qualche informazione circa le proporzioni dello strumento e le tecniche esecutive e costruttive) al modello di flauto.

Tra le principali fonti iconografiche e letterarie si possono citare l’Hortus deliciarum di Herrad di Landsberg, manoscritto medievale del XII secolo in cui è presente quella che viene considerata la prima testimonianza del flauto traverso in Occidente; le miniature franco-fiamminghe, come quella presente nel Libro d’ore di Jeanne d’Evreux, o la miniatura dei flautisti delle Cantigas de Santa Maria, entrambe collocabili nella prima metà del 1300.

Per quanto concerne la fabbricazione, la canna o il bambù (per i flauti bizantini) dovevano essere tra i principali materiali adoperati, ma ad Occidente è plausibile fosse già utilizzato il legno tornito, mentre Adenet le Roi, nel Cleomadés, parla di “flauti d’argento”: riferimento al materiale o epiteto poetico?

Dalle immagini gli strumenti sembrano concepiti con una cameratura cilindrica relativamente ampia, presentavano sei fori per le dita (probabilmente chiusi con la seconda falange e non coi polpastrelli), possedevano anelli o rinforzi di diverso materiale e consentivano all’esecutore di orientare lo strumento sia verso destra che verso sinistra (i fori dovevano perciò essere perfettamente allineati).

Sul repertorio e l’impiego del flauto medievale in complessi strumentali le informazioni sono molto scarse, tuttavia, dato che non doveva possedere un volume importante come strumento, si può supporre una sua presenza a fianco di strumenti a corde pizzicate e/o ad arco.

 

Nelle foto: flauto medievale in ciliegio, vere in padouk - tonalità Sol

 

Opere consultate: G. Lazzari, Il flauto traverso, storia, tecnica, acustica, EDT, Torino, 2003.

 

 

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