Rinascimentali

In epoca rinascimentale si assiste ad una differenziazione d’uso: da una parte si sviluppa il flauto militare (vedi fifre), dall’altra il flauto per la musica colta. In questo periodo il flauto si trova ben distribuito in tutta Europa e grosso modo in tutti gli strati sociali.

Cambiano e si moltiplicano le taglie, le forme si caratterizzano per la linearità e sobrietà del profilo esteriore.

Con l’affermarsi della musica strumentale, che si eleva a livello di musica colta ed entra negli ambienti di corte, cresce l’interesse e si sviluppano diverse trattazioni teoriche sugli strumenti con le pubblicazioni di Virdung (1511) , Praetorius (1619) e Mersenne (1636).

Idealmente ci si muove verso l’imitazione del canto a cappella da un lato e verso la conservazione dell’ordito polifonico dall’altro, quindi si sviluppano formazioni comprendenti strumenti della stessa famiglia, ma con taglie differenti e timbri ben distinti. Nel nostro caso le taglie erano tre: discantus (generalmente tagliato in la3), tenor (generalmente in re3) e bassus (generalmente in sol2), come segnala M. Agricola nel suo Musica instrumentalis deudsch (1529). Van Eyck riporta di un flauto soprano (discantus) tagliato in sol3.

Dalle accademie musicali e dalle cappelle private il flauto traversiere comincia ad essere impiegato nelle grandi rappresentazioni di corte, sotto l’impulso dato dagli stessi principi allo sviluppo e alla promozione artistica, quindi musicale. Nelle corti affluiscono musicisti e anche costruttori di gran fama: tra i più conosciuti vi erano i veneziani Bassano, che furono al servizio di Enrico VIII.

Di importanza notevole sono, in Italia, le collezioni della Biblioteca Capitolare e dell’Accademia Filarmonica di Verona, che dimostrano come all’epoca fosse vivo l’interesse per lo strumento nella città veneta: qui si trova conservata praticamente la metà degli strumenti originali giunti sino a noi.

Riguardo le specifiche tecniche: generalmente il flauto rinascimentale è realizzato in un pezzo unico, in alcuni casi i pezzi diventano due ; il profilo interno è solitamente cilindrico, quello esterno lievemente rastremato a partire dall’imboccatura verso le estremità. L’estensione raggiunge circa due ottave e una quinta con cromatismi ottenibili attraverso posizioni a forchetta o tramite tecniche ‘a mezzo foro’.

Data la conformazione del flauto, i fori ricevono la loro posizione e dimensione a seguito di un compromesso tra maneggevolezza, intonazione e timbro dello strumento: è un equilibrio sottile.

L’intonazione degli strumenti dell’epoca è difficile a definirsi in quanto mancava all’epoca una convenzione che fissasse il diapason, che variava a seconda del contesto d’uso, del costruttore, degli usi locali. Seguendo gli studi di F.Puglisi il diapason più ricorrente è, approssimativamente, quello con A=410 Hz.

 

Nelle foto: flauto rinascimentale in padouk, vere in ebano - tonalità Sol

 flauto rinascimentale in ciliegio mordenzato, giunto in bronzo -  tonalità Re,

i flauti qui presenti sono rielaborazioni a partire da modelli storici; il foro laterale è aggiunto in base a quanto detto nella sezione "Fifres".

 

Opere consultate: G. Lazzari, Il flauto traverso, storia, tecnica, acustica, EDT, Torino, 2003; Puglisi Filadelfio, I flauti travesi rinascimentali in Italia, S.P.E.S, Firenze, 1995 ( Archivum Musicum F).

 

 

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